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La storia di Bonny: "In comunità toccato il fondo, ora combatto droga con il rap"

"Dentro già sognavo di essere qualcuno e mi affidavo al Dio denaro non avendo nessuno... Ero in comunità in mezzo a gente che alla fine era morta già. E' la vita che ti insegna, è la vita che ti segna, focalizza l'obiettivo non distrarti...". Nel suo rap d'esordio 'Storia vera' Bonaventura Ferrara, in arte Bonny, canta tutta la sua rabbia contro la droga. La chiama la ''puttana bianca'', che ''ti accarezza" e poi "ti fa stare interdetto''.

La coca lo porta a 18 anni appena compiuti in una comunità di recupero dalla quale scappa dopo 12 mesi di "sofferenze e privazioni". Ma è lì, racconta all'Adnkronos il giovane musicista salernitano, che scocca qualcosa dentro, che gli dà la forza per ricominciare: ''Non è stato facile. Stavo in mezzo a tossici e criminali, ho toccato il fondo più volte, è stata durissima, poi ho iniziato ad avere fiducia in me stesso e a farmi rispettare. Così mi sono reso conto che se ce la facevo lì tra quelle quattro mura, senza gli affetti, solo come un cane, potevo farcela anche fuori...".

"Diciamoci la verità: la comunità -confida Bonaventura- ti insegna solo ad essere furbo, a stare per strada, ma poi sei tu a capire che la droga fa male. Dopo un anno e tre mesi ho aperto gli occhi e sono fuggito via...". Ora Bonny è cresciuto, ha 27 anni, la droga è alle spalle. Ma non rinnega nulla, il ricordo di quell'esperienza lo ha segnato, per sempre.

Da qualche mese Bonny ha iniziato a "scrivere di getto, notte e giorno", testi di canzoni: "'Storia vera' è nata in due ore, una mattina di un mese e mezzo fa, l'ho buttata giù e cantata senza una base. Ho trovato il coraggio di farla leggere ai miei genitori Pio e Mena...''. Da qui la scelta di contattare un produttore, Manuele Rispoli di Maiori, e il sogno è diventato presto realtà.

Con gli amici Alfonso, Beniamino, Marco, David e Adele, Bonny ha girato un video dal taglio amatoriale, che in poco più di una settimana ha 'spaccato' a sorpresa, superando le 26mila visualizzazioni su Youtube. Nel testo c'è la sofferenza di adolescente ('da bambino grassottello mi prendevano in giro, mi facevano pesare ogni cazzo di kilo...'), c'è il rapporto odio-amore con il papà noto ristoratore ('Mio padre poi non mi cacava di striscio, era troppo impegnato a fare i soldi'), ma soprattutto, assicura Bonny, ''c'è la voglia di raccontare quel che ho passato".

"Le mie parole -dice- sono una denuncia contro la droga, che all'inizio ti sembra una cosa piacevole e invece ti porta via tutto, ogni sentimento, ma vogliono essere anche un messaggio di speranza per i tanti ragazzi che hanno vissuto e vivono tutt'ora la mia esperienza''.

Bonny veste come un rapper Usa, cappellino da baseball schiacciato sulla testa e jeans strappati. Non si separa mai dalle sue sneakers Jordan I (''ho giocato a basket per 10 anni e Michael è un mio idolo, come Kobe Bryant, che mi sono tatuato sullo stinco destro'') e dice di ispirarsi a 'Peppe Soks', giovane talento freestyle, anche lui originario di Salerno: ''Era un ragazzo di strada, ha conosciuto la sofferenza, la sola che ti fa capire e concentrare sugli obiettivi da raggiungere per ripartire...''.

''Sto passando un periodo strano della mia vita. Non è una crisi di identità, sto cercando di capire quale strada prendere", confida Bonny che, tornato nella sua Maiori, paesino della Costiera amalfitana dove è cresciuto, si è messo a lavorare nel ristorante di famiglia per poi riscoprirsi amante della musica di strada. ''Nel 2013 sono tornato a casa e ho iniziato a dare una mano a mio padre che ho sempre considerato un esempio da seguire nella vita. Così mi sono innamorato del mondo del vino: nel 2015 sono arrivati i primi riconoscimenti importanti come sommelier e maitre di sala".

Poi la folgorazione. Qualcosa è emerso prepotentemente fuori, i tormenti della dipendenza, il dolore della privazione in comunità. Ed ecco lo sfogo della musica. ''Da qualche mese -racconta il giovane artista- ho iniziato a sentire tantissima musica, poi una notte ho messo una base e ho scritto quel che mi veniva in testa e non mi sono più fermato...''. Qualche settimana fa è arrivata l'idea del video e la scelta di girarlo a picco sul mare, davanti a un faro, quello di Capo d'Orso, da tempo abbandonato, ma che per Bonny non ha mai finito di brillare nel buio della notte per segnalare ai naviganti la vicinanza di un porto sicuro.